L’aspetto estetico è sempre stata una prerogativa forte nella mia vita. Dietro l’estetica c’è un’idea e la tua persona. Spesso mi chiedono come mai ai live io presti così attenzione all’aspetto, dietro al modo in cui mi vesto, a un trucco, c’è un concetto. Volevo che la copertina rappresentasse un momento che stavo vivendo: il concetto della lotta contro la toxic masculinity. Volevo che fosse sdoganato questo concetto di essere maschio. Da piccolo ho sofferto di bullismo perché non mi sentivo rappresentato dai maschi, ho sempre giocato con le femmine, sono cresciuto con mia madre e mia nonna e venero la figura femminile in generale. Ne ho sofferto, perché quando ti rifai al mondo esterno lo vedi che sei un po’ diverso rispetto agli altri ragazzini, ma poi fai un percorso interno e ti accorgi che è un punto a tuo vantaggio ed è ciò che a livello artistico mi lascia più libero. Mi sento rappresentato in questo momento, è come se finalmente avessi trovato quello che sono. Poi non so, magari un domani faccio una copertina dove gioco a boxe. Però senza dover esaltare questo senso di essere maschio.
Cosa vuol dire essere maschio ormai? Posso sentirmi maschio con un paio di guanti di velluto e trucco.
Se un giorno mi sento più maschio farò il maschio, se mi sento più femmina cercherò di esprimere la mia parte femminile. Volevo che la copertina fosse d’impatto. Era la cosa più gloomy e delicata che avessi fatto. Grace è eleganza: volevo che questo senso di delicatezza e tenerezza fosse rappresentato tramite un uomo. Questi termini sono sempre associati alle donne, ma per quale motivo? Vorrei cercare di sdoganare questo concetto nel mio piccolo con la mia arte. Vedo cambiamento, più attivismo e meno vergogna. Finalmente le persone hanno meno paura di esprimersi.