Ho conversato un po’ con Macristoforo, designer e visual artist, della pratica creativa del collage.
La tecnica del collage permette di assemblare opere e materiali diversi fra loro, dargli nuova forma, nuova vita. E’ un po’ quello che succede quando ci viene un’idea o ci sentiamo ispirati da qualcosa: più stimoli convergono in un unico punto, si mescolano, creando qualcosa che prima non esisteva e che esiste grazie alla somma di questi piccoli tasselli diversi. E’ fare spazio ed ordine nella testa, nei pensieri, attraverso mille possibilità date da materiali, colori, forme eterogenee.
Non è un caso, infatti, che il collage abbia avuto un passato artistico non indifferente. Questa tecnica è stata particolarmente apprezzata da Picasso e Braque, che creò i suoi papiers collés con carta, scatole di fiammiferi, pacchetti di sigarette e carte da gioco. Più tardi, se ne appropriano i Futuristi da Giacomo Balla a Boccioni, a Carrà e, negli anni novanta, Mimmo Rotella se ne servì nei suoi décollage, manifesti raccolti per le strade della città, assemblati e incollati l’uno sull’altro in studio, lacerati con le mani o con il raschietto.
Il collage ha, da tempo, affascinato anche la pedagogia, oltre che l’arte. Nelle scuole materne ed elementari si insegna ai bambini come fare ordine nel disordine di parole o lettere ritagliate da giornali e sparse sulla cattedra.